Come si svolge la giornata tipo di un’interprete di conferenza e traduttrice?

La risposta alla domanda: ma tu che cosa fai esattamente nel tuo lavoro?

Intervista a Nicole Maina

A luglio 2022 sul sito di Translators4Industry è apparsa questa mia intervista in cui parlo della quotidianità del mio lavoro come interprete di conferenza e traduttrice tecnica. Translators4Industry è un gruppo di traduttrici specializzate nel campo tecnico, fondato da Olga Scharfenberg-Dmitrieva insieme a Elisabete Costa, Jessica Link e a me. Qui sotto potete leggere la mia versione italiana dell’intervista in tedesco che trovate sul sito di Translators4Industry.

Chi è Nicole Maina: Nata a Monaco di Baviera, Nicole oggi vive a Pecetto Torinese, lavora come traduttrice tecnica ed è interprete di conferenza certificata UNI-11591:2015 per il tedesco. Il suo cavallo di battaglia è il settore automobilistico e le sue aree di competenza sono le macchine utensili, i robot, l'automazione, gli ascensori e tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia. Come interprete di conferenza, oltre che nel settore tecnico, è specializzata nelle politiche europee, nel campo scientifico (soprattutto l'ambiente e lo spazio alpino) e in ambito sindacale.

Che cosa preferisci fare: tradurre testi scritti o lavorare come interprete?

Èuna domanda molto difficile per me. Mi piace fare entrambe le cose e non potrei mai scegliere una sola delle due professioni. Quando sono nel mio ufficio passo giornate intere a tradurre un manuale, a fare ricerche, a leggere, mi godo la pace e la tranquillità e il fatto di poter gestire liberamente il mio tempo. Il mio ufficio è proprio sotto il mio appartamento, quindi posso salire in casa quando voglio. Rovisto tra i documenti tecnici, sfoglio (virtualmente) i miei dizionari, confronto i termini, bevo il mio caffè da sola, vado in palestra all’ora che mi pare e vedo i miei figli quando tornano da scuola. Dopo un po’, però, inizio a soffrire la monotonia e a essere demotivata.

Nicole nel suo ufficio a Pecetto Torinese – Foto: Alessandro Lercara

Lavorare come interprete di conferenza invece comporta sempre molta adrenalina – e altrettanto stress. La preparazione di un incarico è molto impegnativa: i documenti arrivano spesso all’ultimo minuto e bisogna studiare a fondo l’argomento (magari nuovo) in tempi molto brevi. Poi c’è la fatica della pianificazione del viaggio: a volte si tratta solo di un treno per Milano o di un viaggio in auto per la Svizzera, ma altre volte si tratta di un volo per Francoforte o Monaco, con annessi spostamenti, pernottamenti e le relative prenotazioni.

Poi arriva il giorno dell’evento, l’incontro con i clienti, con i colleghi, con il pubblico. Provo sempre un leggero ma percettibile brivido prima di aprire il microfono, quando si accende la luce rossa e il pubblico può sentire la mia voce. A partire da questo momento io divento tutt’uno con il mio lavoro e dedico tutte le mie energie ad ascoltare, memorizzare, tradurre e parlare. Dopo 20-25 minuti faccio il cambio di turno con la collega di cabina e posso prendere fiato, bere, riguardare i documenti, cercare i termini tecnici utili per la mia collega e annotare per lei su un foglio i numeri, i nomi propri e la terminologia. Poi tocca di nuovo a me, e andiamo avanti così per tutto il giorno. La sera siamo entrambe totalmente esauste, ma soddisfatte.

Nicole in cabina durante una simultanea – Foto: Alessandro Lercara

Si tratta quindi di professioni e di modalità di lavoro molto diverse. La simultanea è la mia passione e non vi rinuncerei mai, ma è anche un lavoro molto stancante dal punto di vista fisico e mentale, che richiede molta energia. Quando faccio molte giornate di simultanea una dopo l’altra, a volte mi succede di avere addirittura una specie di piccolo esaurimento in cui non riesco più a essere produttiva e ho bisogno di un po’ di tempo per recuperare.


Ecco perché mi piace alternare le due cose: quando rientro da una conferenza, non vedo l’ora di tornare a tradurre da sola nella tranquillità del mio ufficio, e quando sono stanca di tradurre non vedo l’ora di ripartire e incontrare nuove persone, parlare di nuovi argomenti. Amo entrambi i miei lavori e non potrei mai scegliere solo la traduzione o solo l’interpretariato. La soluzione per me è una sana alternanza!

Fare l’interprete non significa sempre stare in cabina e fare simultanea. Cos’altro fa un’interprete?

In realtà ci sono molti tipi diversi di incarico e di contesti di lavoro. Negli ultimi quattro o cinque anni, ad esempio, ho spesso accompagnato i miei clienti tedeschi nelle nostre belle valli piemontesi insieme ad agenti immobiliari italiani. Abbiamo visitato vecchie baite in pietra e discusso i contratti con i venditori. In questi casi, accompagno i miei clienti anche all’appuntamento con il notaio per la firma del contratto.


Recentemente l’ambasciatore tedesco di Roma è venuto a Torino con una delegazione per una visita ufficiale e io ho tradotto per loro per due giorni (insieme a una collega): in occasione di un incontro tecnico in cui si è parlato di automotive, di fonderie, della produzione di idrogeno e delle energie rinnovabili, durante la visita a Palazzo Reale e alla Sacra Sindone nel Duomo di Torino, nel corso della trattativa con la Giunta regionale del Piemonte e durante la successiva conferenza stampa, nonché alla cena (dove purtroppo non sono riuscita a mangiare quasi nulla delle deliziose pietanze create dallo chef stellato). Una missione molto impegnativa con argomenti e linguaggi tecnici diversissimi tra loro.


Spesso traduco durante corsi di formazione, che possono consistere in parti teoriche e pratiche. Durante un corso di formazione sugli impianti frenanti dei treni, ad esempio, può capitare che io mi ritrovi in una fossa sotto un vagone merci, indossando un gilet giallo e scarpe antinfortunistiche, mentre traduco consecutivamente e i tecnici spiegano e collaudano l’impianto. Molto spesso si tratta anche di formazione su macchine utensili, torni o rettificatrici, dove l’olio idraulico e i trucioli sono tutto intorno a me, e questo tipo di lavoro mi rende particolarmente felice. Ma la tecnologia non è tutto. A Torino si svolge ogni anno la più importante fiera del libro italiana, e a volte ho l’onore di prestare la mia voce ad autori di lingua tedesca.

Nicole mentre fa una consecutiva al Salone del Libro, in onda in diretta su RAI Radio 3 (ottobre 2021) – Foto: Alessandro Lercara

Con una certa frequenza collaboro con i datori di lavoro e i sindacati in occasione di acquisizioni di aziende, controversie o riunioni dei Comitati Aziendali Europei. Questi incarichi possono essere molto impegnativi, perché riguardano il diritto del lavoro e si prendono decisioni importanti sul destino delle persone. D’altra parte però sono anche molto soddisfacenti, perché do un contributo importante alla comunicazione e alla mediazione tra le parti.

Quali sono stati i tuoi incarichi più memorabili finora?

Una volta in Austria ho dovuto prendere una funivia e salire a 2.300 metri di altitudine per tradurre una conferenza stampa per il lancio di un nuovo modello di auto. Nonostante fosse piena estate faceva piuttosto freddo anche dentro la cabina, ma la vista era impagabile. Un’altra volta ho incontrato il mio cliente al traforo del Frejus per parlare di sistemi digitali per la riscossione dei pedaggi autostradali. A tratti ho dovuto tradurre mentre il traffico assordante sfrecciava accanto a noi.

Un po’ più glamour è stata l’intervista alla moglie di un famoso calciatore, che ho accompagnato nella sua giornata tipo insieme a un’importante emittente televisiva tedesca: a fare la spesa, ad allenarsi, ad andare a prendere i bambini e dal parrucchiere. Avventurosi, ma molto divertenti, sono stati alcuni corsi in pista, dove mi è stato anche chiesto di accompagnare i piloti sulla safety car per tradurre le istruzioni via radio. Dopo il 50° giro purtroppo ho dovuto abbandonare il veicolo prima di sentirmi male. Una missione indimenticabile!

La tua specializzazione, ma soprattutto la tua passione, è la tecnologia. Com’è nato il tuo amore per le auto, la meccanica, i trucioli e tutto il resto?

Probabilmente sono già venuta al mondo con un debole per la tecnologia. Dopo la nascita di mia sorella, i miei genitori aspettavano un Marco e non una Nicole. La leggenda narra che soprattutto mio padre desiderasse un figlio maschio. Questo, abbinato alla mia predisposizione per la tecnologia e alla mia innata curiosità, ha fatto sì che fin da piccola abbia trascorso parecchio tempo insieme a lui nella sua piccola officina in cantina, aiutandolo a riparare varie cose o a montare bici da corsa. Mi piaceva smontare le cose per vedere come funzionavano e osservarlo mentre cambiava l’olio o costruiva un pezzo di ricambio per la sua auto. Io facevo domande, lui rispondeva e mi lasciava anche mettere mano. I ricordi della mia infanzia sono sicuramente caratterizzati dall’odore della colla bicomponente, del flessibile e della saldatrice, nonché dal rumore delle martellate.

Mio padre è un battilastra specializzato che ha passato oltre 60 anni della sua vita a battere a mano carrozzerie, ovvero a modellarle con martello e scalpello. Dopo una lunga carriera alla BMW di Monaco (ecco perché sono nata là!) e in altre aziende del settore automobilistico a Torino, si è messo in proprio e ancora oggi, all’età di 79 anni, batte pezzi di carrozzeria per auto d’epoca. Spesso si tratta di modelli Mercedes-Benz degli anni Sessanta.

Nicole con il padre Carlo Maina all’Auto Moto Retrò di Torino 2015. – Foto: N. Maina

Da lui ho imparato non solo come si chiamano i singoli componenti di una carrozzeria, ma anche come funzionano un tergicristallo, una frizione, un motore a due tempi o un cric. Da qui è scoccata la scintilla. In seguito, durante gli studi e dopo la laurea, ho lavorato per un’azienda che sviluppava e produceva stampi e componenti di carrozzerie, allargando così le mie conoscenze a molti altri settori dell’indotto automobilistico. In questi ultimi 17 anni di lavoro da libera professionista, oltre che nell’automotive, mi sono specializzata nel settore delle macchine utensili, dell’automazione e della robotica. Ancora oggi quello che più pungola la mia curiosità è la domanda “Come funziona?”.

Nicole con la carrozzeria di una Mercedes-Benz 300 SL e suo padre sullo sfondo – Foto: N. Maina

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Viviamo vicino a Torino, sulla verdeggiante collina a est della città. Mio marito gestisce un’azienda agricola insieme a suo fratello; allevano suini per il consorzio di Parma e San Daniele e bovini di razza piemontese (la famosa Fassona). Abitiamo con i nostri due figli in una cascina (dove si trova anche il mio ufficio) e intorno alla nostra casa si coltivano cereali e soprattutto le famose ciliegie di Pecetto. Abbiamo le nostre verdure e un grande frutteto. Con tanti ingredienti freschi e di alta qualità a mia disposizione, nel tempo libero mi piace cucinare e sperimentare tecniche o ricette particolari. Posso dire con certezza che i miei hobby preferiti sono cucinare e mangiare! Da quando è di nuovo possibile, ci piace invitare amici e organizzare cene con infinite portate, per lo più a base di piatti piemontesi, ma anche bavaresi o etnici.

Le ciliegie di Pecetto sono il nostro orgoglio e riservano sempre nuove sorprese. Nel 2021 mio marito Alberto e suo fratello Giuseppe hanno stabilito il Guinness World Record per la ciliegia più grande del mondo. La notizia è stata riportata anche all’estero. Purtroppo la stagione della raccolta delle ciliegie si sovrappone anche all’alta stagione delle conferenze, quindi di solito non ho il tempo di dare una mano. Mi piace però utilizzare le ciliegie invendute per preparare marmellate, sciroppi o la famosa Foresta Nera.

Le altre tue passioni sono la formazione continua e la vita associativa. Perché sono così importanti per te?

Può sembrare una frase fatta, ma la formazione è estremamente importante per me. Quando ho iniziato la mia attività nel 2005, ho capito fin da subito che la formazione continua è un elemento fondamentale per ogni traduttore e interprete professionista. A volte sento dei colleghi dire che l’aggiornamento è superfluo o addirittura fastidioso. Per me è il contrario. Sono curiosa, voglio costantemente imparare cose nuove. Se fosse per me, seguirei ogni settimana un corso in una delle mie aree di specializzazione per sviscerarle ulteriormente. Potendo scegliere, preferirei andare a scuola piuttosto che lavorare!

Dopo aver approfondito un nuovo argomento è una sensazione impagabile incontrarlo sul lavoro e poter sfruttare le nuove competenze acquisite. Tradurre è molto più facile quando si capisce esattamente di cosa si sta parlando. Purtroppo il tempo è sempre tiranno e non riesco a gestire più di 6-7 corsi di formazione all’anno. Ok, forse qualcuno in più…


Qualche anno fa ho preso l’iniziativa di tenere un seminario sull’acquisizione di clienti in fiera. Si trattava di un corso peer-to-peer per la mia associazione AITI. Ne è nato un workshop che ho avuto il piacere di tenere più volte per diverse associazioni di traduttori e interpreti in Italia e in Germania. L’ultima volta è stata nel novembre 2019 a Bonn alla conferenza organizzata dall’associazione BDÜ, davanti a oltre 150 persone. Devo ammettere che è stata una grande sfida per me, nonostante la mia lunga esperienza come interprete sul palco. Tradurre quello che dice un relatore è molto diverso dall’essere relatore e parlare in prima persona.

Nicole Maina, relatrice del corso sull’acquisizione di clienti in fiera, al congresso BDÜ a Bonn (novembre 2019) – Foto: N. Maina

Sono membro di tre associazioni: AITI, Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, BDÜ, la maggiore associazione tedesca per interpreti e traduttori, e Assointerpreti, Associazione Italiana Interpreti di Conferenza Professionali. La vita associativa e il lavoro di volontariato all’interno dell’associazione significano molto per me. Negli ultimi 15 anni ho sempre ricoperto una carica in una o più associazioni e ho partecipato attivamente all’organizzazione di eventi di formazione continua per un lungo periodo.