Post esplicativo per i non addetti ai lavori e provocatorio per i colleghi
Per gli addetti ai lavori dire traduzione simultanea oppure traduttore simultaneo è quasi blasfemo. Per noi il mondo della mediazione linguistica si divide in due settori: la traduzione scritta e l’interpretazione, che è orale.
Qual è la differenza tra traduttore e interprete?
I professionisti che si occupano di tradurre testi scritti tecnicamente si chiamano traduttori. A seconda della specializzazione e del tipo di testi che traducono possono essere traduttori letterari, traduttori tecnico-scientifici, traduttori legali e così via.
I linguisti che traducono quanto viene detto durante un incontro o un evento sono invece gli interpreti. Anche in questo caso ci sono diverse modalità, e per gli interpreti di conferenza si parla principalmente di interpretazione simultanea e di interpretazione consecutiva.
Quando vedete un’intervista in TV e questa viene tradotta simultaneamente, si tratta in realtà di un’interpretazione simultanea.
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Quando invece vedete, ad esempio, due politici che sorridono ai fotografi, seduti sulle loro poltrone davanti al classico caminetto, affiancati da uno o due interpreti che prendono appunti su un taccuino, si tratta di un’interpretazione consecutiva.
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La sfera del parlato quindi è l’ambiente in cui si muovono gli interpreti, mentre i traduttori si occupano di testi scritti.
Per questo motivo qualcuno potrebbe storcere il naso se dico “traduzione simultanea”, e ammetto che anche io in passato ero intransigente su questa distinzione. Oggi invece direi che non si tratta di una contraddizione in termini o di una definizione scorretta, ma di un abbinamento accettabile.
La traduzione e l’interpretazione sono due attività che potrebbero sembrare quasi la stessa cosa. Hanno in comune l’aspetto della mediazione linguistica, ma richiedono abilità e competenze molto differenti. Tant’è che alcuni professionisti si occupano solo di traduzioni, mentre altri lavorano unicamente come interpreti. Io mi occupo di entrambe le cose e amo molto l’alternanza tra traduzione e interpretariato.
Fermo restando che le due figure professionali sono ben distinte, il termine “traduzione” è comunque un iperonimo, ovvero comprende entrambe le attività: la traduzione scritta e la traduzione orale. L’interprete, mentre fa la simultanea, sta ovviamente traducendo.
In conclusione, non ci trovo nulla di sbagliato e credo che si possa sdoganare o almeno chiudere un occhio sul termine improprio “traduttore simultaneo”. Voi cosa ne pensate? Scrivetemi!