Si può dire “traduzione simultanea”?

Post esplicativo per i non addetti ai lavori e provocatorio per i colleghi

Per gli addetti ai lavori dire traduzione simultanea oppure traduttore simultaneo è quasi blasfemo. Per noi il mondo della mediazione linguistica si divide in due settori: la traduzione scritta e l’interpretazione, che è orale.

Qual è la differenza tra traduttore e interprete?

I professionisti che si occupano di tradurre testi scritti tecnicamente si chiamano traduttori. A seconda della specializzazione e del tipo di testi che traducono possono essere traduttori letterari, traduttori tecnico-scientifici, traduttori legali e così via.

I linguisti che traducono quanto viene detto durante un incontro o un evento sono invece gli interpreti. Anche in questo caso ci sono diverse modalità, e per gli interpreti di conferenza si parla principalmente di interpretazione simultanea e di interpretazione consecutiva.

Quando vedete un’intervista in TV e questa viene tradotta simultaneamente, si tratta in realtà di un’interpretazione simultanea.

Intervista di Fabio Fazio a Matthew McConaughey durante la trasmissione Che Tempo Che Fa (2021)

Quando invece vedete, ad esempio, due politici che sorridono ai fotografi, seduti sulle loro poltrone davanti al classico caminetto, affiancati da uno o due interpreti che prendono appunti su un taccuino, si tratta di un’interpretazione consecutiva.

La mia collega Serenella Bronzini è stata l’interprete consecutivista in occasione dell’incontro tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Senato francese Gérard Larcher a Parigi nel 2021.

La sfera del parlato quindi è l’ambiente in cui si muovono gli interpreti, mentre i traduttori si occupano di testi scritti.

Per questo motivo qualcuno potrebbe storcere il naso se dico “traduzione simultanea”, e ammetto che anche io in passato ero intransigente su questa distinzione. Oggi invece direi che non si tratta di una contraddizione in termini o di una definizione scorretta, ma di un abbinamento accettabile.

La traduzione e l’interpretazione sono due attività che potrebbero sembrare quasi la stessa cosa. Hanno in comune l’aspetto della mediazione linguistica, ma richiedono abilità e competenze molto differenti. Tant’è che alcuni professionisti si occupano solo di traduzioni, mentre altri lavorano unicamente come interpreti. Io mi occupo di entrambe le cose e amo molto l’alternanza tra traduzione e interpretariato.

Fermo restando che le due figure professionali sono ben distinte, il termine “traduzione” è comunque un iperonimo, ovvero comprende entrambe le attività: la traduzione scritta e la traduzione orale. L’interprete, mentre fa la simultanea, sta ovviamente traducendo.

In conclusione, non ci trovo nulla di sbagliato e credo che si possa sdoganare o almeno chiudere un occhio sul termine improprio “traduttore simultaneo”. Voi cosa ne pensate? Scrivetemi!